“Fare cultura” del dialogo e del reciproco rispetto

  30 aprile 2019

Si è svolto lunedì 29 aprile 2019 l’appuntamento annuale della Comunità Accademica dell’UPS dal titolo “Fare cultura del dialogo e del reciproco rispetto”, moderato da Roberta Gisotti, caporedattore alla Radio Vaticana e a Vatican News, autrice e consulente Rai.

Roberta Gisotti, docente all’UPS in Economia dei Media, ha sottolineato “l’urgenza dell’incontro, alla luce degli ultimi drammatici atti terroristici per capire i valore inestimabile della fratellanza umana, in tempi di disorientamento che coltiva in seno ad ambienti - talvolta insospettabili - odi religiosi e razziali e matura gesti folli di negazione della vita”. Da qui l'importanza, da parte dei media e delle Istituzioni accademiche, di dare seguito immediato alla richiesta – contenuta nella Dichiarazione sottoscritta da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar – “di diffondere e riflettere sul documento e sulla sua innovativa portata storica di alleanza fattiva delle religioni per la costruzione del bene comune della convivenza e della pace". 

Il prof. Valentino Cottini, già Preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamistica (PISAI) e docente di Relazioni islamo-cristiane presso il medesimo Istituto, ha riconosciuto l’impegno che il Pontefice e il Grande Imam si sono assunti per diffondere e far studiare il documento nelle Università. “Negli anni si sono susseguiti innumerevoli incontri islamo-cristiano mai nessuno è stato in grado di incidere a livello della strada, della gente comune, e diventare leggi”. La vera novità della Dichiarazione, firmata lo scorso febbraio, è che per la prima volta “il documento è stato pensato ed è stato scritto insieme, per questo rappresenta l’unica strada percorribile per un reale dialogo religioso costruttivo. Cattolici e sunniti si percepiscono parte della medesima storia, sono consapevoli di condividere un unico destino, che è quello dell’uomo, e rinunciano a percepire l’altro come nemico”.

In segno della fratellanza tra cristiani e musulmani, l’UPS ha pensato di dedicare un momento di lettura di una parte del Documento in lingua araba, a cura di Sana Roffo, giovane studentessa irachena, mentre la dott.ssa Carmen Barbieri, collaboratrice del personale tecnico e amministrativo dell’Università, si è occupata della lettura in italiano.

L’Imam prof. Yahya Sergio Yahe Pallavicini, che oltre ad essere Presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana (CO.RE.IS) ricopre numerosi e prestigiosi incarichi a livello nazionale e internazionale, ha sottolineato l’importanza del contesto all’interno del quale inserire l’ormai storica firma di Abu Dhabi. Il mondo islamico ha vissuto con particolare coinvolgimento i giorni che hanno preceduto l’incontro: “Ad Abu Dhabi sono stati radunati teologi, maestri spirituali, movimenti, al fine di riflettere sulla fratellanza in maniera interculturale e interreligiosa”, per essere attori del cambio di paradigma che si stava realizzando, al di là delle polemiche e delle strumentalizzazioni. “Alcuni hanno ritenuto di rinnegare la potenza del documento utilizzando come pretesto il fatto che «non ci rappresenta»”, a testimoniare che la vera difficoltà risiede nel dialogo intra-religioso. In merito al terrorismo, la Dichiarazione denuncia fermamente “i criminali che giustificano le loro azioni in nome di Dio o dell’Islam o di qualcosa che si pensa di usare per legittimare” comportamenti disumani. Il Documento avvolge in un abbraccio inedito l’Oriente e l’Occidente, il mondo sunnita e la Chiesa cattolica. “Questo passaggio è importante, perché Papa Francesco e il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb dichiarano apertamente di rappresentare tutti i musulmani e tutti i cristiani di Oriente e di Occidente”.

A conclusione della giornata, il Rettore Magnifico dell’UPS, prof. don Mauro Mantovani, ha ringraziato i relatori, la moderatrice e l’intera comunità accademica, rimarcando l’importanza di rendere vivo il documento nelle Università, che hanno il nobile compito di educare donne e uomini alla conoscenza critica, alla fratellanza universale e alla responsabilità verso i più deboli.